L’Amico delle Donne
- Luca Palazzo
- 7 giu 2020
- Tempo di lettura: 2 min
ACCOGLIERE IL TUO PASSATO E’ L’UNICA STRADA PER GODERE DEL QUI E ORA E COSTRUIRE IL TUO FUTURO.
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Nel lontano 1977, quasi allo scoccare della mezzanotte del 18 settembre, in una tiepida domenica di fine estate, mia madre mise al mondo il suo terzo e ultimo figlio. E probabilmente è stato in quel momento che, guardandolo negli occhi, a malincuore ha rinunciato per sempre ad avere una figlia.
E così nacqui io, Luca, noto alle cronache familiari come la “mancata figlia desiderata”.
Eh sì, perché nonostante a quei tempi non fosse possibile sapere in anticipo il sesso della creatura in arrivo, da mesi il completino rosa era già pronto per essere indossato!
Per fortuna il regalo della nonna mi fu risparmiato ed è a tutt’oggi una reliquia da me custodita nella sua confezione originale, a ricordare un mancato sogno e, chissà, forse nella speranza che in futuro la cicogna possa cambiare gusti.
Una cosa è certa. Quel mancato desiderio ha segnato per sempre il mio destino.
Eh già, perché mia madre non si è persa d’animo e, consapevolmente e inconsapevolmente, in molte cose mi ha tirato su “come” una figlia. E io spesso l’ho (in)seguita, probabilmente per soddisfare il mio inconscio bisogno di accettazione e colmare la mia colpa e il mio limite di non essere nato donna.
A casa ero praticamente la Cenerentola della famiglia. I miei due fratelli maggiori venivano trattati come dei principini. Lasciavano tutto in giro, non si rifacevano il letto e non aiutavano mai mia madre a riassettare la casa. Io, invece, ero quello che l’aiutava a fare la spesa, a pulire e casa e a cui spesso veniva chiesto di rifare il letto dei suoi fratelli! Tutto sommato mi piaceva fare la spesa a 6-7 anni perché mi sfidavo ad imparare a memoria lista di 20-30 cose. Così come non denigravo aiutarla a spolverare i mobili, visto che spesso incassavo una mangia. Mentre detestavo rifare i letti ai principini e non sopportavo che non chiedesse a loro di rifarselo. Infatti era sempre fonte di litigio. Ogni volta che mi rifiutavo, mia madre giocava con la leva del senso di colpa ed era solita rispondere con tono arrabbiato “Vorrà dire che li farò, nonostante il mal di schiena!” E spesso riusciva nel suo intento, sebbene col tempo ho preferito sentirmi in colpa piuttosto che dargliela vinta.
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